Sfiducia a Bondi, una questione politica

E’ cominciata alla Camera la discussione sulla sfiducia per il ministro Sandro Bondi.  Il tutto è partito da una mozione del Pd e dell’Idv e un’altra del “terzo polo” che ha presentato  però una proposta di rifinanziamento della cultura alla cui accettazione è subordinato il ritiro della mozione.

La sfiducia a Bondi appare come un pretesto puro e semplice per buttare giù il governo Berlusconi, in uno dei momenti più critici per la tenuta dell’esecutivo.

Se i tagli alla cultura fanno sicuramente male all’Italia, il preciso intento di colpire Bondi per colpire Berlusconi è sotto gli occhi di tutti. La cultura, in tempi di crisi, è da sempre purtroppo il settore più colpito. E’ pur vero che anche nella cultura gli sprechi non mancano. Serve una migliore selezioni delle opere culturali a cui destinare i finanziamenti, evitando quelli a pioggia. Ovviamente i criteri di merito per quanto riguarda le opere artistiche sono opinabili e, spesso e volentieri, i finanziamenti sono uno strumento per guadagnare il consenso e favorire la propria “clientela” politica.

Stupiscono i tempi e i modi con cui le opposizioni hanno presentato la sfiducia al ministro (uno dei collaboratori da sempre più fedeli del premier). I tagli al Fus non sono certo una novità e, in tempi di crisi, nuovi tagli si sono resi inevitabili (anche in altri settori che sono alla base della piramide di Maslow, come la sicurezza e la sanità).

Se i tagli sono un problema una via da intraprendere sarebbe però l’ottimizzazione delle risorse. E in questo un manager come Mario Resca alla direzione generale per la valorizzazione del patrimonio culturale può portare un valido contributo. 

Perché l’Italia non si può permettere i musei gratuiti come in Gran Bretagna dove il finanziamento alla cultura proviene in gran parte dal settore privato, dai cultural funds come quello della Heritage Lottery?

E cosa fecero per la cultura, quando erano alla guida del dicastero di via del Collegio Romano, gli ex ministri Rocco Buttiglione e Francesco Rutelli che oggi chiedono le dimissioni di Bondi?

“Questa mozione di sfiducia – ha detto Rutelli – è e vuole essere un atto d’accusa drastico nei confronti di una politica culturale disastrosa che accomuna tutta la compagine di governo. Il ministro non è stato in grado di far valere la sua iniziativa presso il presidente del Consiglio, il ministro dell’Economia e il Consiglio dei ministri nel suo complesso per affermare la priorità della cultura nel nostro Paese. E’ la cultura italiana che entra in coma nel 2011”.

Cosa fece per questo Rutelli, al ministero dal 2006 al 2008, oltre al sito ultradispendioso Italia.it (oltre 58 milioni di euro!) e il celebre video in inglese “Please, visit Italy”?

Sicuramente oggi servono misure immediate a favore della cultura, ma una mozione di sfiducia in un momento così delicato per l’Italia appare come una manovra politica fin troppo esplicita. E lasciamo stare i crolli di Pompei che poco o nulla hanno a che fare con la responsabilità del ministro.

“La cultura italiana è in coma – ha sentenziato Rutelli – a causa dei tagli drammatici del governo Berlusconi”.  Da qui l’aut aut. Al Parlamento ora decidere.

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